venerdì 11 dicembre 2015

Courage Italia le opinioni di una lesbica cristiana

In questi giorni ho letto con attenzione tutta la polemica che ha fatto seguito all'inchiesta de L'espresso sull'associazione cattolica Courage che propone alle persone omosessuali che le si rivolgono un programma per vivere la castità totale in conformità con gli attuali insegnamenti della Chiesa cattolica.
Essendo anche io cristiana cresciuta in tra parrocchia e oratorio e allo stesso tempo omosessuale credo di aver qualcosa da dire in proposito.
Per prima cosa, credo di capire cosa spinga alcune persone a rivolgersi a gruppi come questo: un senso di smarrimento e di paura. Ci sono passata e non è stato facike. Quando un cristiano cattolico si scopre diverso in un contesto sociale come la parrocchia o la famiglia in cui l'omosessualità è concepita come un peccato e anche molto grave e penoso, è normale piombare in un senso di angoscia e smarrimento e farsi tante domande. Tutto può essere rimeso in discussione: l'autostima, l'affetto delle persone che ti stanno vicino e persino l'amore divino. Ciò può portare come è successo a me a chiudersi e a commettere errori, che possono diventare anche molto gravi portando la persona al disprezzo di se, a cercare sesso occasionale, senza però credere nelle relazioni autentiche, insomma a un'autentico degrado morale e spirituale.

Per fortuna quest'ultima cosa a me non è accaduta anche se ho attraversato anche io il mio inferno per la paura del rifiuto e il conseguente isolamento in cui mi ero rinchiusa. Nonostante ciò una parte di me è sempre stata convinta di non essere sbagliata perchè percepiva che ci poteva essere un valore positivo nel proprio orientamento omosessuale. Esso non è solo attrazione erotica ma anche tenerezza, forza vitale, voglia di rinnovarsi e di costruire qualcosa in due. Lo si può percepire solo se non si vive a compartimenti stagni ma ci si lascia fluire, ci si accoglie come persone, come un tutt'uno di anima, corpo, pensieri, relazioni... 
Forse nel bene o nel male oggi si da troppa importanza al sesso e lo si separa da tutto il resto della persona. Ciò vale sia per quelli che vogliono avventure erotiche senza complicazioni sentimentali, ma anche per i bravi cristiani timorati di Dio che percepiscono l'attrazione verso un'altra persona, specialmente se del proprio sesso, come la cosa sporca da rimuovere. Mi chiedo dunque se questi due aspetti non siano le due facce della stessa medaglia. 

Associazioni come Courage offrono una soluzione preconfezionata a ciò che viene percepito come un problema. Tuto ciò forse farà sentire i suoi aderenti più in pace con la Chiesa e con Dio ma mi chiedo quanto facciano sentire in pace con se stessi. Mi chiedo quanto possano aiutare le persone a trovare se stesse se fanno leva sulle loro paure e sulle loro ferite, per riempirle di qualcosa che non gli appartiene?
Sia chiaro, non ce l'ho con chi sceglie la castità del celibato. Non mi da fastidio che alcune persone scelgano liberamente, ripeto, libermente il celibato o la verginità per tutta la vita. Penso ai consacrati: se lo fanno è perchè si sentono chiamati da Dio stesso a qualcosa di più grande. Nel caso delle persone omosessuali invece tale cammino viene proposto indiscriminatamente dall'autorità ecclesiastica come unica strada possibile per essere buoni cristiani. Tutto ciò non rischa di svilire e banalizzare le autentiche vocazioni oltre alla dignità personale di chi prova attrazione per il proprio sesso?  E poi perchè mettere la castità al centro di un questo ministero pastorale? non è forse una virtù che tutti i cristiani dovrebbero comprendere meglio? evidentemente o si pensa che gli omosessuali siano più sporchi e peccatori di altri, oppure che il sesso particato da loro sia più grave di quello praticato dagli etero.

Il cammino proposto da Courage spero non rimanga l'unico possibile nella Chiesa cattolica. Troppe sono già le persone che si sono allontanate da Cristo e dalla sua Chiesa perchè non si sentivano comprese e accettate. Io ho avuto la fortuna e la tenacia di conoscere e di cercare nella mia Chiesa guide spirituali che mi hanno riannunciato il Vangelo ma senza giudicarmi, ciò mi ha permesso di non spezzare il mio rapporto con Dio e con la Chiesa, nonostante la mia scelta di preservare la mia voglia di vivere, di amare e di essere me stessa fino in fondo. Per questo ringrazio Dio per quello che mi ha dato e prego affinchè nella chiesa quando si parla di omosessualità in relazione alla fede si ascolti anche l'esperienza di persone come me.

Nessun commento:

Posta un commento