venerdì 5 giugno 2015

Riflessioni per una teologia dell'incontro


Dal National Catholic Reporter 4 giugno 2015
Oggi a Roma, una processione eucaristica per la festa del Corpus Domini prenderà l'avvio dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Domenica, i cattolici qui negli Stati Uniti celebreranno questa solennità che ci parla di come  possiamo incontrare Dio nel mondo - specificatamente nell'Eucarestia, ovviamente, ma anche negli altri Sacramenti, nelle Scritture, nell'universo creato e nella comunità.

Quella parola "incontro", è una delle preferite da Papa Francesco, saltando fuori spesso nei suoi discorsi pubblici ed usata 32 volte nella sua esortazione apostolica, La gioia del Vangelo. Egli parla dell'incontro come un antidoto alla nostra cultura dello scarto, nella quale le persone che sono viste come inutili sono messe da parte: i non nati, gli anziani, gli immigrati, i poveri. Se incontriamo Cristo in queste persone che sono di solito marginalizzate e andiamo a conoscerli, allora non potremo più cacciarli. Non si ignora o si rinnega un amico.

Io uso "incontro" tutte le volte che introduco l'insegnamento sociale cattolico nelle parrochie e nei gruppi scolastici. Mi sembra che attiri l'attenzione delle persone con una semplicità e un'enfasi sulla relazione che altri termini come "dignità umana", "solidarietà e sussidiarietà", "chiamata a partecipare" e "opzione preferenziale" non hanno. Parlo anche di questi concetti essenziali, ma parlo dell'incontro per prima cosa. Così chi mi ascolta inizia a una persona invece che con un enciclica o un elenco puntato di insegnamenti.

Seguendo Papa Francesco, noi cattolici dovremo sviluppare una "teologia dell'incontro". Il termine è troppo ricco, e l'attuale "momento di Papa Francesco" è troppo importante per perdere questa opportunità. Così ecco un invito per i teologi a pensare e scrivere a proposito dell'incontro, per i ministri ordinati e laici a creare e condividere iniziative pastorali sull'incontro, e per il resto dei fedeli di parlarne e metterlo in pratica nella vita quotidiana. Penso che una robusta "teologia dell'incontro" possa essere la chiave per aiutare la dottrina sociale della Chiesa a non essere più il "segreto meglio custodito" della Chiesa.

Per un mio primo contributo alla discussione, ecco cinque brevi riflessioni ispirate da uno dei migliori esempi di incontro che si trovano nelle Scritture: la parabola del buon Samaritano.

1. l'incontro richiede uno spostamento fisico oltre confini tradizionali.

Nella parabola, i due capi religiosi notano l'uomo picchiato, ma passano oltre sull'altro lato della strada come dei cavalli con dei paraocchi. Il Samaritano invece "va vicino" la vittima dopo averla vista. Si muove verso la sofferenza, e non lontano da essa. Inoltre il fatto che l'eroe della parabola è un Samaritano avrebbe dovuto mettere alla prova l'uditorio di Gesù, poichè i samaritani e i giudei erano nemici. Forse nel nostro tempo, questa storia potrebbe essere su il "buon fondamentalista islamico". Il samaritano non permette che confini sociali costruiti dagli uomini impediscano l'esercizio della misericordia.

2. L'incontro richiede una volontà di cambiare i programmi.

Ho una lista di pochi amici da chiamare quando ho bisogno di un passaggio la sera tardi dall'areoporto a casa. Ci sono persone che sono così generose che non gli importa di essere disturbata. Troppo spesso, io non sono uno di questi. Il Samaritano deve andare da qualche parte, ma fa una significatica deviazione che gli costa tempo e denaro. Ho l'impressione che sia una di quelli che fa sempre questo genere di cose, ogni vaolta che vede qualcuno soffrire. Incontro significa mettere i nostri desideri da una parte quando vediamo le esigenze di un altro.

3. L'incontro richiede un attento discernimento

Il Samaritano valuta la situazione e agisce di conseguenza. Egli nota le ferite del viaggiatore e le fascia. Si accorge che l'uomo non può camminare, quindi lo carica sul suo cavallo. Riconosce che la gravità delle percosse richiede più tempo di quanto lui può dedicare, quindi porta il ferito in una locanda. Imparare attentamente da coloro che sono copiti da un male sociale è un passo necessario per affrontare il problema. Fare domande e ascoltare è meglio, anche se non è sempre possibile come nel caso del viaggiatore privo di sensi.

4. L'incontro richiede di andare fino in fondo.

Per assicurarsi che il viaggiatore fosse curato bene, il Samaritano invita e incoraggia il locandiere a essere partecipe in questa opera di compassione. Egli coinvolge altri. Inoltre promette di ritornare nel suo viaggio di ritorno. L'incontro non è un solo e unico momento in cui ci sentiamo buoni, ma una serie di risposte fedeli che si ripetono più e più volte.

5. L'incontro richiede un cambio di sistema

Martin Luther King Jr. lo disse meglio: Da una parte siamo chiamati a fare il buon Samaritano sulla strada della vita, ma quello sarà solo l'inizio", disse a una folla nella chiesa di Riverside nel 1967.
"Un giorno dovremo renderci conto che l'intera strada per Jericho deve essere trasformata così che uomini e donne non vengano costantemente picchiati e derubati mentre compiono il loro viaggio sulla strada della vita. La vera compassione è molto di più che gettare una monetina a un mendicante. E' rendersi conto che un edificio che produce mendicanti deve essere ristrutturato." Entrando in contatto con coloro che sono stati picchiati, siamo chiamati a lavorare per cambiare i sistemi sociali, economici e culturali che gli opprimono.

Il mio appello per una teologia dell'incontro sarebbe incompleto senza le parole del nostro infaticabile Santo Padre: "Quando incontrate i più bisognosi, il vostro cuore inizzierà a diventare più grande, sempre più grande! Perchè raggiungere gli altri moltiplica la nostra capacità di amore. Un incontro con l'altro rende il tuo cuore più grande! Abbiate coraggio!

Note sull'autore: Mike Jordan Laskey è il direttore del ministero Vita e giustizia della diocesi di Camden, H.J. Scrive sul blog camdenlifejustice.wordpress.com per la Diocesi di Camden

Libera traduzione da It's time for a theology of encounter

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