martedì 9 giugno 2015

Don Antony Musaala: quando i cattolici difendono i diritti lgbt

Essere prete cattolico ed esercitare il ministero anche con persone LGBT in un paese come l'Uganda può portare a fratture insanabili col proprio vescovo. In più se si portano alla luce prove di abusi di preti pedofili non si apre un'inchiesta ma si viene sospesi dal sacerdozio. E' quello che è successo a Don Antony Musaala prete ugandese che dopo la sospensione non ha smesso viaggiare nel mondo per denuciare le violenze, gli stupri e le persecuzioni dei suoi fratelli gay e lesbiche africani. Mentre la sua chiesa sta a guardare...

Di Renee Gadoua - Religion News Service

Syracuse, NY- un numero crescente di persone LGBT ugandesi sta fuggendo nel vicino Kenya per scappare dalla violenza e persecuzione, questa la denuncia di un prete cattolico ugandese.

Le persone vengono picchiate, stuprate, evirate e cacciate dal loro lavoro a causa della loro orientamento o identità sessuale, ha detto il reverendo Antony Musaala durante un incontro nella Chiesa cattolica di Ognissanti durante la sua visita che durerà un mese in USA e Canada.

Solo associarsi o difendere le persone LGBT può portare a subire discriminazioni, ha detto.

Musaala, che ha parlato su invito della task force LGBT della parrocchia di Ognissanti, ha stimato che 500 gay e lesbiche ugandesi stanno chiedendo asilo in Kenia. Rencentemente si è incontrato con dei funzionari delle Nazioni Unite cercando di far crescere gli aiuti finanziari e i servizi umanitari per allocare i "rifugiati per motivi sessuali" ("sexual refugees ndt).

Egli sta aiutando un progetto mondiale per i rifugiati a favore delle persone colpite da politiche contro le diversità sessuali e dalla violenza.

Nel 2013 il parlamento dell'Uganda ha approvato la legge "uccidi il gay", che chiedeva la prigione a vita per le persone impegnate in una relazione con una persona dello stesso sesso. La legge puniva anche gli individui e i gruppi che supportavano i gay. Dopo lo sdegno suscitato a ivello internazionale la corte costituzionale ha annullato la legge nell'Agosto del 2014.

Ma Musaala ha detto che la discriminazione non si è fermata e che una nuova proposta di legge potrebbe essere ancora più dura.

Gli sfollati non sempre trovano migliori condizioni in Kenia - che è già gravata da più di 650.000 rifugiati da altre nazioni africane, ha detto.

"Quando il loro status viene svelato, la polizia è piuttosto brutale" ha affermato Musaala.

Musaala, 58 anni è nato in Irlanda ed educato in Inghilterra e Uganda. E' stato ordinato nel 1994 nell'Arcidiocesi di Kampala e ha iniziato il suo ministero con i gay e le lesbiche nel 1999. Il suo arcivescovo considerò quel lavoro "non al passo con la chiesa", ha detto Musaala.

Nel Marzo 2013, Musaala scrisse una lettera che sfidava il celibato sacerdotale e criticava i preti africani che abusano di minori o fanno figli e poi li abbandonano. Il suo arcivescovo Cyprian Lwanga disse che la lettera "danneggia la buona morale dei cattolici credenti e accusa l'insegnamento della chiesa". Egli ha sospeso Musaala indefinitamente dai doveri sacerdotali, ciò significa che il prete non può celebrare i Sacramenti.

Un uomo energico che parla con un accento britannico, Musaala è anche un premiato musicista con un largo seguito in Africa. Il Daily Monitor (giornale ugandese) lo ha definito "un nome familiare che esegue un cocktail di reggae e R&B".

Prima della sospensione, alcuni nella chiesa avevano criticato "il prete danzante" per "desacralizzare la veste che è fatta per l'altare", riporta il giornale.

Musaala adesso lavora con Ark Communes, che si occupa di creare delle comunità di alloggio sicure per le persone LGBT in Kenia e sfrutta i suoi discorsi come occasioni per chiedere donazioni a favore dell'organizzazione.

I leader politici e religiosi dell'Uganda hanno detto che gli occidentali portano l'omosessualità nel paese. Ma Musaala critica gli evangelicali americani" che "sono stai paracadutati in Uganda e hanno iniziato a diffondere il loro messaggio di odio".

Lo scorso mese, un documentario della HBO della serie "Vice" ha mandato in onda "Una preghiera per l'Uganda", che metteva in evidenza l'amosfera anti-gay che Musaala descrive. L'episodio includeva pastori che comparano l'omosessualità con il terrorismo e la pedofilia. Esso mostrava anche un giornale ugandese che diceva "Impiccateli. Essi stanno dietro ai nostri figli".

Uganda è diventata "come Sodoma e Gomorra", ha detto il pastore Scott Lively nel documentario riferendosi alle città della Bibbia punite con fuoco e zolfo per il peccato.

Lively un evangelicale americano, è stato citato in giudizio nel 2012, con l'accusa di aver violato il diritto internazionale incitando la persecuzione dei gay e delle lesbiche in Uganda.
Dal 2002, Lively "ha cospirato con i capi religiosi e politici in Uganda per incitare l'isteria annti-gay avvertendo che i gay avrebbero sodomizzato i bambini africani e corrotto la loro cultura" secondo quanto riportato dal New York Times.

L'inviato delle Nazioni Unite per i diritti LGBT Randy Berry ha in programma di andare in Uganda il mese prossimo.

Nell'episodio di "Vice" c'era una donna lesbica che affermava di essere rimasta incinta dopo che quattro uomini l'avevano stuprata quando hanno saputo dela sua sessualità. Sono stati intervistati anche dei giovani uomini che hanno detto che avrebbero ucciso i gay e stuprato le lesbiche.

Il Reveendo Kopya Kaoma, un prete anglicano che ha testimoniato prima al Congresso degli Stati Uniti e poi alle Nazioni Unite sul ruolo dei conservatori statunitensi nella diffusione dell'omofobia in Africa, ha detto che gli attivisti anti-gay come Lively sono motivati in parte dalla crescente accetazione del matrimonio gay negli Stati Uniti.

"Vogliono vedere se possono sconfiggerli su scala globale" ha detto nel documentario. "su scala globale, stanno vincendo".

Vince Sgambati, un parrocchiano della chiesa di gnissanti che assisteva al discorso di Mussala ha incoraggiato le 40 persone che erano lì a condividere la storia delle persone LGBT richiedenti asilo.

"Quando sei diverso, quando non puoi vivere una vita onesta sotto un dominio eterosessista" ha detto "allora devi parlare ovunque per i tuoi fratelli e sorelle".

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