mercoledì 3 giugno 2015

Contro la violenza domestica. L'appello dei vescovi delle Antille

libera traduzione da La Croix del 3 Giugno 2015

Alla conferenza episcopale annuale che si è tenuta in Jamanica dal 19 al 24 aprile, i vescovi delle Antille hanno affrontato il tema della violenza domestica e hanno lancato un "appello all'azione".
"Lo scopo di queste riflessioni è quello di riaffermare la nostra profonda inquietudine concernente la violenza contro le donne, gli uomini e i bambini nelle nostre famiglie dei Caraibi e identificare qualche soluzione che possa aiutare la comunità cattolica, operando con tutte le persone di buona volontà, a rompere il silenzio e improntare il cammino che conduce alla fine della violenza domenstica nella nostra regione" sostiene il testo.

Dignità umana

Esso ricorda prima di tutto che "ogni persona umana è stata rivestita da Dio creatore di dignità" e qualifica la violenza familiare come "peccato", "crimine" e "problema sociale serio" che va contro la legge di DIo e l'insegnamento della Chiesa Cattolica.

"Oltre al bisogno di una risposta immediata, è indispensabile un'analisi approfondita" per mettere dine alla violenza domestica, affirmano i vescovi delle Antille, che riconoscono, cifre alla mano che la situazione nella regione è allarmante".

"Nel primo atto di violenza familiare che leggiamo nella Genesi, Dio interpella Caino, ritenendolo colpevole e responsabile. Oggi, anche noi, dobbiamo interpellare gli autori di violenza familiare, ritenerli responsabili, aiutarli a far fronte alle conseguenze dei loro atti ed esigere che prendano le misure necessarie per modificare il loro comportamento", sostiene il testo ricordando che il silenzio "è un grave peccato di omissione. Non aiuta ne la vittima, ne l'aggressore".

Nessuna riconciliazione prematura

La conferenza episcopale propone dunque più piste di azione. La prima è incitare i pastori e l'equipes pastorali a informarsi sul quadro legislativo inquadrando queste violenze ma anche a "familiarizzare con le norme e regolamentazioni delle diocesi per gestire queste situazioni".

Per mettere fine al silenzio, essa propone inoltre di discutere "apertamente" di questi casi in seno alle comunità. "Se le familglie non ascoltano mai un omelia sull'abuso familiare, è meno che probabile che ci sarà una rischiesta per un aiuto, anche se necessario, della Chiesa" sottolinea, invitando al rispetto e all'ascolto delle vittime.

L'appello non si limita a promuovere una parola liberata, si rivolge concretamente alla situazione delle coppie interessate, rifiutando una riconciliazione prematura. "La vera riconciliazione è solamente possibile quando la donna è in sicurezza e l'uomo si prende la responsabilità dei suoi atti" spiega la nota, presentando la separazione matrimoniale come "una delle soluzioni che la donna dovrà seriamente affrontare quando è in gioco la sua sicurezzza".

I vescovi deplorano infine "che qualcuno "si serva impropriamente delle Sacra Scrittura per giustificare uno stile di vita fatto di dominazione e abuso". Per essi, occorre "rimettere in questione la cultura machista che disumanizza le donne e contamina gli uomini"

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